lunedì 23 novembre 2009

Mattatoio n. 5





Faccio una piccola premessa, ma non la faccio lunga giuro, che qui non è un forum letterario e gli unici critici del Morgana sono quelli delle doppio malto (rosse o bionde?).


Facciamo così: io vi dico quel che mi piace, e voi ci fate con questo quello che vi pare (anche cose sconce, non mi scandalizzo).


La premessa (e speriamo non venga fuori troppo Pieroangela): il bombardamento di Dresda, durante la Seconda Guerra Mondiale, è un fatto storico sconosciuto ai più. Nemmeno io ne sapevo molto, a dire la verità, e vi assicuro che per qualche perverso motivo ho letto abbastanza sulla WWII.


Pochi sanno che il bombardamento avvenuto a Dresda nella primavera del 1945 è stato il peggiore di tutta la guerra. Per intenderci: a Dresda, in una sola notte, sono morte 135.000 persone. A Hiroshima, 70.000 e rotti. Ma rotti proprio.


Quello che fa di Dresda un caso particolare non è solo la violenza spropositata, ma anche inutile –se ne esiste una utile. La guerra per la Germania era ormai finita, i russi bussavano alle porte di Berlino. Dresda non aveva mai fatto male a nessuno. Ma gli Alleati erano incazzati. E quella sera, come un marito ubriaco e rissoso, sfogarono tutta la loro rabbia repressa.


Fine della premessa.



“Mattatoio n. 5” è un libro che parla di guerra, ma non è un libro di guerra.


“Mattatoio n. 5” è più un libro che parla di fantascienza. Ma non è nemmeno un libro di fantascienza.


“Mattatoio n. 5” è un libro strano, un libro che è vero e finto, immaginato e troppo reale. È il libro di un sopravvissuto. E la vita di chi l’ha scampata, si sa, ha sempre quella marcia e quella risata amara in più.



Kurt Vonnegut, l’autore, era un prigioniero americano che per caso, quel giorno del ’45, si trovava a Dresda. Si salvò solo perchè era nascosto nelle budella di un macello, mentre fuori le bombe cadevano più insensate del solito.


Per anni Vonnegut ha provato a scrivere un libro su quello che era successo a Dresda. Semplicemente, non ci riusciva. Ci aveva provato e riprovato, con la bottiglia di whisky accanto, ma niente.


Non voleva scrivere un libro di guerra. Ma forse la luce era stata troppo forte.


Poi un giorno una donna gli fece capire che il mondo ne aveva piene le palle di generali alla John Wayne con la barba di tre giorni e la parlata rude e il loro coraggio da propaganda. Che nessuno ne poteva più di quelli che soffrono a far la guerra ma in fondo gli piace e se tutto va bene torneranno a casa con qualche storia da raccontare. Che Hollywood ha sputtanato tutto, e che la guerra, persino la gloriosa WWII, non è quella dei film. La guerra l’hanno fatta dei ragazzini mandati al macello per motivi che nemmeno conoscevano.



Così un giorno la storia nasce, e con la guerra non c’entra niente.


non c’entra niente con un bel po’ di cose, ma poi finisce per entrarci. Perchè Vonnegut, ancora a bocca aperta dopo tutti quegli anni davanti a quello che l’uomo può fare nei suoi momenti peggiori, usa una fantascienza ripiena di triste umorismo, di ironia tagliente, di voli pindarici, di cazzate in fila e poi quelle 4 paroline che ti colpiscono allo stomaco.


La storia non è facile da seguire, ma nemmeno l’uomo lo è, in fondo. E di fronte ad un massacro così nobile e così stupido, l’unica cosa che si può fare, forse, è rifugiarsi nell’assurdo, è credere agli alieni, è vincere il tempo, è farsi una risata dopo troppe lacrime.

Perchè è facile dire che la guerra è orribile. Dimostrarlo, è tutto un altro paio di maniche.


Così, mentre Billy Pilgrim fa i suoi strani viaggi avanti e indietro nel tempo, e tra la Terra e Tralfamadore, noi restiamo attaccati alle pagine, senza retoriche senza sentimentalismi senza facili emozioni, e semplicemente fluttuiamo, incapaci di comprendere un Secolo così imbecille, che non sa nemmeno che per i tralfamadoriani tutto è successo, succede e succederà. Incastonati in un pezzo d’ambra, qui o lì, non fa differenza.


So che non ci avete capito niente.


E’ proprio questo il segreto della bellezza di “Mattatoio n. 5”.


Come al solito, buona lettura.



1 commenti:

Derevaunseraun ha detto...

...lo leggerò, dopo alcune storie alabastrine.

capitolo doppio malto.
Dacché io distinguo le donne dalle birre, nel caso delle seconde riconosco una assoluta preferenza delle bionde.

Tennent's super, please!