lunedì 14 febbraio 2011

Notte della Cultura: di Arte, Messinesi e Chiacchiere varie (parte 1)




Notte, intanto. Basta questo, che già mi ci muovo bene. La chiamano poi “Notte della Cultura”, e va bene, chiamatela come vi pare. Non ho mai detto di no a nessun tipo di notte, nemmeno a quelle che facevano male.
Ci ho visto tante cose dentro, di quelle positive e di quelle dell’altro tipo. Le positive sono che intanto è stata una Notte diversa, e di Notti diverse ne abbiamo un disperato bisogno. Ha fatto uscire di casa quei culi piatti dei miei concittadini, e solo chi è di qui sa quanto è difficile questa impresa. Ha portato a mostre e concerti le coppie di mezz’età, gli anziani, i ragazzini del liceo, e neanche questa mi sembra malaccio come cosa. C’era un’atmosfera in giro come di qualcosa che stava SUCCEDENDO ogni momento, ad ogni angolo, e anche questa è merce rara dalle mie parti. Voglia di partecipare, di vedere, di sentire, di esserci, di capire. Di andare oltre il luogo comune del vivere in una città ricca di arte e storia, e scoprirlo davvero.
Questo per la risposta della gente e le intenzioni. Per tutto il resto, se ne può parlare.
Intanto, perchè UNA Notte così all’anno? Quei palazzi bellissimi, quelle chiese, quei monumenti, perchè devono prendere aria solo per un giorno? Mi suona come di concessione fatta al popolino. E il “popolino” invece dovrebbe rendersi conto che quei palazzi, quelle chiese, quei monumenti sono di TUTTI, che sindaci e deputati sono lì solo come RAPPRESENTANTI, mica imperatori, e che tutta quella è roba loro, della gente. Sono cose così, che possono far riaffezzionare la gente alla sua città che ora è trattata come un pisciatoio. Se smetti di parlare per sentito dire, e vedi veramente quel che c’è di buono.
E poi, via quel giorno all’anno. Questi posti dovrebbero aprire SEMPRE. Ogni fine settimana, cazzo, ci dovrebbero essere concertini jazz, musica classica, performance, presentazioni. Perchè questa città, come tutti, ha bisogno di vivere l’arte come cosa quotidiana, come aiuto, supporto, grandezza, e non come cosa distaccata, troppo alta per essere raggiunta, come contentino dato una volta tanto. Questo può far riavvicinare la gente all’arte, un contatto lungo, di scambio, proficuo per tutti. Togliamo questi pseudo-artisti dai loro troni, riportiamoli nel casino, fra la gente, e vediamo cosa succede.
Eppoi, la qualità. Beh, sembra anche inutile dirlo, ma si sono viste delle belle schifezze in giro. Cose spacciate per arte, ma non rientrano nemmeno nell’artigianato. Diciamo che si è approfittato dell’euforia del momento per far passare qualsiasi cagata come capolavoro del nostro tempo.
Ovviamente questo non è un problema di Messina soltanto, nè della sua Notte. Mi trovo pienamente d’accordo col post di GianKa ( http://hotelmorgana.blogspot.com/2011/02/la-morte-dellarte.html ).
Soprattutto quando il contrasto tra una statua del Duomo e un’installazione fatta con cartoni colorati e titoli stupidi ti ricorda in che Secolo povero e furbetto viviamo. Non che l’Arte sia solo quella classica del Duomo, intendiamoci. La sperimentazione è l’anima stessa dell’Arte, ci vuole, mica possiamo stare a menarcela sempre con Leonardo e Michelangelo.
Ma è anche vero che, come dice GianKa, si è persa un po’ la concezione dell’Arte, e in questo una bella colpa ce l’hanno questi (presunti) artisti. Siamo passati dall’Artista che era anche Artigiano perchè sapeva creare, darsi da fare, studiava, conosceva, si impegnava, a quello che si affida all’ispirazione, che un’IDEA d’Arte e la mette in mostra, che pensa all’effetto, ai giornali, alla provocazione, e se gli chiedi cosa voleva dire ti prende per scemo. Perchè non lo sa nemmeno lui. Perchè non c’è pensiero, riflessione, non c’è dolore nè gioia. Sono cose messe lì, colori vomitati sulla tela, strutture in plexiglass o stampati che farebbero la loro figura solo nello studio d’un dentista.
Una volta l’Artista era una figura importante, riconosciuta. Era un mestiere Alto, che non aveva niente da invidiare agli altri. Era un segno di distinzione importante.
Adesso è un altro modo per dire fancazzista. Ora l’artista è uno che non vuole fare un cazzo, e spesso non SA fare un cazzo. E’ uno che non ha voglia di lavorare. Che ci vuole prendere per il culo.
Le pochissime persone che conosco, che con l’Arte ci sanno fare, mi denuncerebbero se le definissi “Artista”. E hanno ragione.
Una volta c’erano i mecenati, le corone di alloro, i riconoscimenti, i funerali pubblici. Adesso ci sono gli E-book, le pubblicazioni con contributo, i quadri che prendono polvere in sperdute gallerie, i tagli, gli spettacoli gratis.
Per fortuna sono uno che all’Arte non ci crede.
Sennò dovrei incazzarmi davvero.

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