sabato 30 luglio 2011

Gianka Ste Simo Manu

Stasera vedrò queste quattro persone. Anche se non ci frequentiamo da molto, siamo molto affiatati. Loro dicono di conoscermi bene, e con me non è che sia proprio facile facile.
I quattro verranno un poco alla volta. Anche se Gianka dovrebbe essere il primo, in realtà Ste lo anticiperà come sempre. Un po’ perchè la ragazza brucia i semafori come hobby, un po’ perchè non ricordo una sola singola volta in cui Gianka è stato puntuale. Cominceremo a stappare birre, ci siederemo per terra sul balcone e cominceremo a contarcela un po’. Non saremo troppo patetici, almeno all’inizio. Parleremo di politica, di sesso, di persone che conosciamo, ancora di sesso, di arte (con Gianka, si va sempre a finire lì), di sesso (questa è un po’ colpa mia). Faremo discorsi profondi e assurdi e poi li racchiuderemo tra le parentesi di due cazzate al sapor di birra. Gianka rollerà sigarette tutto il tempo, Ste si guarderà attorno con quello sguardo triste che riesce a sorridere come pochi. Un trittico che si potrebbe trovare a suo agio anche in un raduno di Papaboys.
Poi, quando già saremo cotti, quando ci saremo cucinati due spaghetti aglio e olio che ci sembreranno buonissimi grazie alla ciucca, arriveranno anche Simo e Manu. Manu con la faccia sorridente e stanca, come se portasse addosso la stanchezza di tutti, che la daresti come quella che se ne tornerà a casa tra dieci minuti e invece è già lì a fare il primo giro di rum e pera e a unirsi ai discorsi, col suo tono dolce e gentile da mamma, ma una mamma rock. Simo che è la nostra lepre marzolina, la nostra quota rosa di sana follia, Simo già sbronza dopo i primi tre sorsi tre di birra ma che cerca di non darlo a vedere. I bicchieri gireranno, le voci aumenteranno di volume. Uno alla volta qualcuno si avvicinerà a me e mi dirà qualcosa, cose piccole, cose non da film, cose autentiche e semplici e che porterò in valigia come tutte le altre raccolte in questi 2 anni. Gianka, il gigante buono, che farà finta che non gli interessi, che ci inonderà di “no” e “culo” come un suo marchio registrato, mentre Ste ride e fa le prove tecniche per la classica vomitata alcolica in bagno, Manu che osserva tutto con lo sguardo furbetto e Simo che racconta una delle sue storie surreali che ci fanno sempre pisciare sotto.
E io? Ci sarà un momento in cui mi guarderò intorno e dirò come sono finito con queste persone, com’è che ci siamo incontrati e ora siamo qua a dirci addio, che commedia che tragedia che sottile continua pazzia. Io così asociale, che mi trovo bene in una stanza affollata. Io, che odiavo pure i nomignoli, e ora sono con Gianka Ste Simo Manu. Che cazzo.
Quando la notte barcollerà per l’ultima volta, sapremo che è il momento. Ci troveremo davanti alla porta e tutti vorremo dire qualcosa e ne diremo qualcun’altra, perchè le cose che ci siamo preparati prima sembreranno artificiose ora, o forse solo ubriache. Avremo un secondo di assoluto prima di tornare ai lavori precari, alle famiglie, ai casini di tutti i giorni. Ci faremo promesse, senza sapere se le potremo mantenere.
Poi la porta si chiuderà. E così il mio stomaco, anche solo a pensarci.
Me ne starò lì, a rigirarmi tra le mani l’ultimo bicchiere di birra ormai sgasata, con la notte silenziosa fuori che non si è accorta di quella esplosione nucleare, di quella culla abbandonata nello spazio. Avrò nelle orecchie facce e visi e risate, sguardi seri e mi raccomando e ci si vede. Risentirò la voce di Gianka che mi rimprovera perchè sicuro che non avrei scritto niente su lui e gli altri.
Forse, dopotutto, non mi conoscono così bene.
Che il rum e pera sia con voi, che la pace i soldi e l’orgasmo vi accompagnino sempre, che possiamo trovare un posto di nuovo, qui o lì non importa.
Ci si rivede al Magic Bus.

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